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News - ARCI Servizio civile

16.09.13

Numeri ridotti ma torna ancora la mini-naja

Dopo i tagli annunciati lo scorso anno sembrava destinata a sparire, invece come racconta “Redattore Sociale” torna ancora   “Vivi le Forze Armate. Militari per tre settimane”, la controversa “mini-naja” voluta nel 2010 dall’allora Ministro della Difesa Ignazio La Russa e presentata come “esperienza formativa”, “atletico-militare” e di “conoscenza del dovere costituzionale della difesa della Patria” presso strutture dell’Esercito Italiano, della Marina Militare, dell’Aeronautica Militare e dell’Arma dei Carabinieri. Il Bando, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, prevede 800 posti, di cui 34 per “ragazzi disabili e loro accompagnatori”, e tre settimane di attività a settembre in varie caserme d’Italia. Il suo costo in questi tre anni ha raggiunto i 20milioni di euro complessivi e sembrava destinato ad esaurirsi con la “spending review” del Governo Monti. Ora la ripresentazione dell’iniziativa, che fin dalla sua istituzione nel 2010 ha ricevuto critiche non solo dal mondo pacifista e nonviolento, ma anche dagli stessi ambienti militari. «E’ una proposta di pura propaganda – dichiara Francesco Vignarca, coordinatore della Rete Italiana per il Disarmo -, che oltre a non produrre nessuno sbocco occupazionale, dato che sempre meno la Difesa investe sui volontari in ferma breve, è anche dispendiosa rispetto ad esperienze similari, come il servizio civile, che in proporzione costano di meno e sono più produttive in termini di servizi per la società ed investimento sui giovani». Critiche simili in passato anche sul versante militare, con il generale Leonardo Tricarico, ex capo di Stato maggiore dell'Aeronautica, che ha definito «discutibile l'utilità delle tre settimane di "mini-naja", tanto più che non vi sono mai stati problemi di insufficienti arruolamenti. Quelle risorse sarebbero meglio impiegate per ampliare il contingente da arruolare o per trattenere il personale in ferma prefissata già addestrato a caro prezzo». Il segretario del Partito dei Diritti dei Militari, Luca Marco Comellini (ex militare e sindacalista), ha recentemente affermato che la mini-naja è «un’iniziativa inutile e costosa che non può più essere tollerata, un offensivo spreco di risorse pubbliche in tempi di crisi e di pesantissimi tagli al personale della Difesa”. “Il dato più banale – ha poi spiegato – è che grazie a questa iniziativa si genera un grosso circuito di vendita per il merchandising militare, visto che i ragazzi pagano una cauzione di 350 euro per il vestiario militare che usano durante il corso e che poi tutti si tengono. Ma la cosa più grave è che i partecipanti al termine del corso possono iscriversi automaticamente alle associazioni d’arma: consorterie che vivono di sovvenzioni ministeriali erogate in base al numero di iscritti e che manovrano cariche e voti alle elezioni». La mini-naja infatti nasce dichiaratamente con l’intento di alimentare l'iscrizione alle associazioni di arma, in crisi di adesioni dopo la fine della leva obbligatoria nel 2005, le quali percepiscono dallo Stato contributi sulla base dei rispettivi tesseramenti. La Russa all’epoca fece anche di più, creando un‘associazione una ex novo con lo stesso nome "Vivi le Forze Armate. Militare per tre settimane", cui hanno libero accesso i giovani che hanno frequentato i corsi e che ha anche una propria pagina su Facebook. Il Ministero della Difesa in questi anni ha sempre replicato alla critiche, non solo confermando l’iniziativa ma rivendicandone il successo con 8.250 domande nel primo anno di attività, che hanno consentito di coprire i 1.800 posti disponibili, e le oltre 14.390 domande del 2011 che hanno portato a coinvolgere 4.412 giovani, scesi poi nel 2012 a 1.000. [Fonte: Redattore Sociale]



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