News - ARCI Servizio civile
Addio alla Consulta Nazionale del Servizio Civile
Nei giorni scorsi era stata forte la voce di numerose associazioni per scongiurare la soppressione della Consulta del Servizio Civile così come previsto dal provvedimento sulla cosiddetta “spending review”. La pressione ed anche i due emendamenti presentati rispettivamente del sen. Carlo Giovanardi (PdL) e dei senatori del PD Francesco Ferrante, Daniela Mazzuconi e Roberto Della Seta si sono rivelati purtroppo vani difatti con l’approvazione definitiva della Camera dei deputati, la Consulta esce definitivamente di scena dopo nove anni di vita sancendo di fatto un taglio delle relazioni tra lo stato e gli Enti Locali e la società civile organizzata.
Respinti anche tutti gli altri emendamenti che prevedevano che gli organismi consultivi rimanessero in carica senza spese per lo Stato. Salvi solo l'Osservatorio nazionale dell’associazionismo, l'Osservatorio nazionale per il volontariato, l'Osservatorio nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, il Comitato nazionale di parità e la Rete nazionale delle consigliere e dei consiglieri di parità.
Tale scelta rappresenta un punto di debolezza nell’azione del governo, non solo per gli effetti pratici che ciò comporta, ma per una parziale incapacità di cogliere le potenzialità di un organismo del genere, capace di raccordare in maniera decisa e mettere in rete quelle realtà che costituiscono uno dei pilastri fondanti del nostro Paese.
Non cogliere quanto il servizio civile rappresenti uno dei settori su cui investire maggiormente non solo a livello economico, ma culturale configura un pericoloso errore e denuncia un’assenza di visione prospettica.
Risulta difficile credere che tale soppressione derivi da una reale esigenza di contenimento della spesa alla luce del fatto che tra il 2010 ed il 2011 i costi sono stati di circa 3400 euro. Nessuno può negare che i sacrifici debbano toccare tutti e che vadano colpite storiche sacche di inefficienza e spesa, ma il tema qui è culturale e rappresenta la direzione verso la quale si vuole andare, la considerazione che per uscire da questa fase non si possono cancellare i luoghi di costruzione del rapporto cittadino-Stato, i luoghi della sussidiarietà. La chiusura della Consulta non può che essere intrpretata come un preoccupante arresto nella capacità di un Paese di ragionare e costruire crescita con quei soggetti (i giovani) che ne costituiscono il pilastro.
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