News - ARCI Servizio civile
L’intervento di Licio Palazzini, presidente nazionale ASC, alla Presentazione del Rapporto Nazionale
… “Questo VIII Rapporto di ASC continua nella linea di “attualizzare” la presentazione dei risultati ottenuti nella attuazione del SCN, anche per il protrarsi e aggravarsi della crisi.
Come ASC avvertiamo la responsabilità, nell’attuare il programma, che ci deriva dalla nostra storia e dal peso nel SCN italiano.
Senza citare il periodo 1981-2004 relativo alla presenza degli obiettori di coscienza, limitandoci quindi al solo SCN, la rete di ASC ha avuto assegnati dal 2001 circa 22.500 posti a bando e quasi 20.000 giovani hanno vissuto un anno di vita presso le organizzazioni della nostra rete nazionale.
Dico questi numeri non solo per dare una notizia, ma perché, con questi numeri, le indicazioni che forniamo agli operatori sulle tendenze del SCN sono attendibili e significative.
Rispetto alla tradizionale scadenza di Maggio, la scelta di spostare a Giugno la presentazione del Rapporto è stata “premiata” perché il contesto è cambiato dopo l’annuncio del Ministro Riccardi il 12 scorso.
Molto è già stato detto sulla positività dello stanziamento straordinario per il fondo nazionale del SCN di 50 milioni per il 2012, ci siamo già espressi come Associazione e quindi ribadiamo il consenso per questa scelta, non facile.
Ma oggi, facendo un passo avanti, si pone l’obiettivo, oltre i numeri (quasi 19.000 posti per 2013 e 2014), di come valorizzare su altri piani l’impatto di questi nuovi fondi.
Per questo sintetizzo le questioni che poniamo al Governo Monti e al Ministro Riccardi perché è di loro competenza la prima iniziativa.
Per valorizzare l’impatto dei 50 milioni 2012 occorre stabilizzare il fondo per il 2013-2015 con 120 milioni anno, in modo tale da avere il contingente “statale” su circa 25.000 posti anno. Sarebbe comunque solo il 5% del potenziale bacino di popolazione giovanile italiana interessato.
Accanto a questo, a legislazione invariata, sarebbero auspicabili alcuni interventi di manutenzione ordinaria che riassumo:
- Ricondurre a maggiore omogeneità, fra UNSC e Uffici Regionali e Provinciali, i criteri di valutazione dei progetti di SCN e di formazione delle graduatorie (oggi, sotto l’ombrello della legge 64/2001, siamo già dentro ad una pluralità di servizi civili regionali)
- Valorizzare fondi statali straordinari con fondi regionali aggiuntivi, senza penalizzare gli enti iscritti all’albo nazionale che operano nel territorio come gli altri;
- Fare una ricognizione su benefits possibili per i giovani in SCN, dando attuazione art. 10, commi 2 e 3 della legge 64 e art. 9 e 13 del DL 77/2002
- Portare tutti gli enti accreditati agli standard richiesti agli enti dell’attuale prima classe.
Se queste sono, a nostro avviso, questioni su cui la responsabilità primaria è in capo al Governo e al Ministro Delegato, il dibattito sul futuro del SCN, le sue finalità, dimensioni, caratteristiche è molto più ampio e dato il calendario politico sarà principalmente in capo alle forze sociali e ai partiti, pur potendo il Governo fornire una sede utile per far dialogare i vari soggetti, istituzionali e sociali, del sistema SCN.
Infatti, a breve, ci saranno le elezioni politiche e questo significa attrezzarsi come mondo del SCN per sensibilizzare, proporre, chiedere conto alle forze politiche che si candidano alla guida del Governo delle loro idee e programmi per il SCN nella prossima legislatura.
Abbiamo messo in campo tante mobilitazioni, in tanti modi, e come ASC abbiamo contribuito al meglio delle nostre possibilità e con la nostra originale elaborazione, ma adesso serve tirare le fila e avere una coalizione pro servizio civile.
Il nostro contributo, non da oggi, è dentro la rete della CNESC, ma anche di Sbilanciamoci, di Rete Italiana Disarmo perché serve un’economia di pace per superare la crisi, mentre invece in Italia, con questo Governo, accade l’opposto:
- Si riducono tutti i capitoli della spesa statale e restano stabili i fondi per la difesa. E’ un nodo sostanziale e ASC non condivide l’assunto che i fondi per la difesa debbano solo essere riconvertiti verso le armi. I fondi vanno ridotti e il taglio degli F35 è solo un esempio.
- In effetti serve un cambio di passo sulla politica di sicurezza italiana e le affermazioni di integrazione europea, di dimensione civile della sicurezza, passando da declamazioni a atti, devono essere le linee guida per la politica italiana in Europa e nel mondo. In questo contesto l’ampliamento della dimensione internazionale del Servizio Civile Nazionale, in progetti ma anche in cooperazioni, farebbe sinergia con una cooperazione internazionale da salvare e potenziare.
- Qui la dimensione del futuro della nonviolenza, nel 40° della legge 772/72.
Dal Rapporto inoltre emergono indicazioni positive su altri temi e ASC offre il suo contributo di idee fondate sui processi reali. Entrambe le comunicazioni di SWG e IRS hanno fornito indicazioni preziose che possono essere alla base di una coalizione pro servizio civile.
Le capacità che i giovani del SCN si portano dentro come dote sono coerenti con questa visione, dote che fino ad oggi le istituzioni e le organizzazioni sociali non sono stati in grado di valorizzare dopo lo svolgimento del periodo di servizio.
Oggi segnaliamo alle forze sociali e politiche tre processi su cui il SCN a cose da dire e cose positive, a partire dalle realizzazioni fatte.
- il lavoro è essenziale per l’emancipazione di ogni persona, il superamento della crisi passa anche attraverso la crescita dell’occupazione, occupazione nuova per settori ma anche per qualità del lavoro. Le capacità tecniche e trasversali acquisite dai giovani del SCN, che hanno messo in pratica l’imparare facendo sono un dato di fatto che attende di essere valorizzato. Le proposte avanzate da IRS vanno in questa direzione.
- La partecipazione civica è un fattore di successo per il Paese, che permette di assorbire le tensioni dei processi globali che ci interessano, che permette il rinnovamento di persone e contenuti, che combatte l’illegalità. La lettura dei dati ISTAT incrociati con quelli riferiti a ASC proposta da SWG lo conferma.
E’ significativa la presenza oggi, a proposito di coalizione pro servizio civile, di un autorevole rappresentante della CGIL che ci porterà a breve il suo contributo.
Ma c’è un altro processo su cui richiamiamo l’attenzione e che fa del SCN, se effettivamente valorizzato dalle istituzioni, un fattore di differenza politica per il futuro del nostro Paese.
- È in forte accelerazione, in molti Paesi europei, un processo che ha una lunga incubazione ma che nella crisi sociale e culturale si alimenta e amplia gli effetti: il passaggio dalla apatia, dal disimpegno al coinvolgimento in forze sociali e partiti antisistema di fasce sociali marginali che, funzionali a soggetti economici e politici, sono massa di manovra per strategie di quella che alcuni chiamano “l’ideologia della paura”, proprio mentre sarebbe essenziale indirizzare le energie a costruire un nuovo presente e futuro. Alcune fasce giovanili sono a pieno titolo dentro questi processi e vedono in movimenti e partiti che appaiono come “nuovi”, che “danno ai giovani il potere perché li candidano”, che “ottengono i risultati subito” i loro referenti.
Quello che abbiamo chiamato “populismo” nel titolo di una comunicazione e che va a braccetto con la violenza come modo per affrontare i conflitti.
I dati e i processi che ci ha illustrato Elisa Simsig sui giovani del SCN, al contrario, spiegano perché il SCN possa essere un antidoto a processi non nuovi ma non per questo meno pericolosi.
Il populismo e la violenza sono la negazione delle finalità stesse della legge istitutiva e quindi il SCN deve essere organizzato, vissuto sui valori che combattono queste modalità di presenza politica.
La realizzazione delle finalità dell’Art. 1 della legge 64 è lì a dircelo, anche se a volte abbiamo, come organizzazioni sociali, la sensazione che alle istituzioni tutto questo interessi poco.
Se la politica è quella dei tagli al fondo nazionale allora invece che sensazioni siamo nel campo delle certezze.
Ecco perché se lanciamo l’allarme, diciamo anche che il SCN è un antidoto, se le istituzioni fanno il loro mestiere.
Ma il SCN deve essere un’esperienza affascinante, avventurosa per i giovani, in cui ci si mette alla prova nel concreto, si fatica se serve, si sbaglia e si riprova, ci si scopre diversi e queste sfide interrogano le organizzazioni sulla loro capacità di proporre progetti che siano in questa lunghezza d’onda.
C’è un dato nella comunicazione di SWG che mi ha colpito. Meno del 50% dei giovani si incontra quotidianamente con altri giovani, a testimonianza di una solitudine che non è solo processo psicologico ma anche dato di fatto.
E per i giovani che si incontrano, ci sono opportunità che possano farlo in modo organizzato? Più in generale cosa accade fra i giovani che si auto organizzano o che entrano in organizzazioni già esistenti?
A proposito di coalizione c’è un cammino da intraprendere anche con il Forum Nazionale dei Giovani che ha da pochi giorni un nuovo Portavoce che ha vissuto il SCN e che lo ha apprezzato.
E i cosiddetti enti di servizio civile, i rappresentanti dei giovani in SCN come si pongono davanti alle sfide di una crisi che riduce i posti messi a bando proprio quando questi dovrebbero ampliarsi per favorire il coinvolgimento di tutte le fasce giovanili, a cominciare da quelle più colpite dalla crisi stessa?”...
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