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News - Il Progetto

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Srebrenica 23/30 agosto 2014: la settimana della memoria


Due giovani della Consulta ARCI Servizio Civile del Friuli Venezia Giulia, grazie al Comune di Trieste, hanno partecipato alla Settimana Internazionale della Memoria organizzata dalla Fondazione Alexander Langer Stiftung con tappe nelle città di Tuzla, Srebrenica e Sarajevo. Sul sito arciserviziocivilefvg.org e sulla pagina facebook sono state inserite quotidianamente le loro comunicazioni e di seguito potete leggere un breve diario di questa esperienza.
Partiti all’una di notte da Trieste per Tuzla e arrivati alle 10 del mattino. Tuzla si presenta come una cittadina tranquilla anche se ci sono ancora segni evidenti della guerra passata; nonostante ciò è rinata. Il primo giorno abbiamo avuto l’onore di conoscere il vice sindaco di questa città che ci ha spiegato com’è cambiata durante la storia sottolineando però che ha sempre dato spazio a persone di diverse etnie e religioni. Interessante è stata anche la visita al centro di identificazione che purtroppo ci ha aperto gli occhi sulle crude conseguenze della guerra.
La seconda tappa di questo viaggio è stata Srebrenica dove siamo stati ospitati dalle famiglie del posto, per tre notti.
La vita a Srebrenica è difficile. Nell’aria si percepisce ancora la presenza di un odio tra etnie e religioni diverse che vent’anni fa hanno causato il genocidio di Srebrenica e delle località circostanti.
Tempo fa questa terra era una delle città più ricche della Jugoslavija. Adesso in questa città fantasma (o quasi) si notano ancora le case e scuole distrutte completamente dai bombardamenti. Il fatto che oggi giorno questa città non sia riuscita ancora a riprendersi dal dramma passato ha causato l’emigrazione di moltissimi giovani.
Tante persone sono ancora in cerca dei propri cari scomparsi, deceduti durante il genocidio. Gli scavi, per ritrovarli nelle fosse comuni, continuano e la gente del posto non perde la speranza.
Il memoriale di Potočari, per adesso, ospita poco più di sei mila tombe. Ogni anno, nel giornata del 11 luglio, si svolge un funerale dove vengono seppellite tutte le salme trovate nell’arco dell’anno. Si stima che nel genocidio abbiano perso la vita più di 8.000 persone.
Il memoriale è stato costruito di fronte alla base militare olandese che aveva la responsabilità di proteggere queste persone. Non è ancora chiaro perché, nel momento dell’ attacco da parte dei serbi, i cancelli olandesi sono stati chiusi, lasciando così morire tutte queste innocenti persone.
Questo soggiorno a Srebrenica è stato molto faticoso perché l’ascolto di racconti tragici e la vista di edifici con proiettili ancora incastonati fra i mattoni, ci ha davvero toccato.
Invece una volta arrivati a Sarajevo siamo rimasti impressionati dalla vivacità di questa città e dei suoi abitanti. Nessuno potrebbe mai dire, passeggiando nel centro storico, che proprio là si è svolta una guerra.
Abbiamo avuto la fortuna di incontrare il generale Jovan Divjak che ci ha fatto un po’ da guida: ci ha mostrato e raccontato la città. Il generale era a capo della truppa difensiva di Sarajevo e in quanto serbo è considerato da questi ultimi Serbi un traditore.
Con Divjak abbiamo visitato un tunnel, che durante la guerra collegava la città alla periferia e il più grande cimitero ebreo di tutta l’Europa, dopo quello di Praga.
Il viaggio è stato molto istruttivo anche se a volte pesante proprio perché siamo venuti a contatto con una realtà nella quale è ancora presente il terrore della guerra.

Azzurra / Marinka



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